Viaggio per un nuovo futuro

Viaggio per un nuovo futuro

Ho scelto di intervistare mia madre. É la storia di una giovane donna di 23 anni che negli anni ‘80 decise di emigrare per problemi economici perché i soldi che guadagnava lavorando come segretaria in un’azienda di import-export in Marocco, erano insufficienti per mantenere una famiglia composta da padre, madre, quattro sorelline e due fratelli. All’inizio mia madre voleva partire in Inghilterra dai suoi amici che vivevano a Londra, ma per questo doveva passare prima dalla Spagna e la Francia per poi prendere il traghetto e andare in Inghilterra. Ma durante il suo tragitto cambiò idea e decise di andare in Italia perché le giunse la notizia che il governo italiano aveva  deciso di regolarizzare i stranieri. Infatti per la prima volta alla fine degli anni ‘80 il governo italiano aveva pensato di accrescere la popolazione straniera in Italia attraverso una sanatoria, cioè una vasta gamma di provvedimenti e norme che servivano a regolare l’immigrazione, dando per esempio il permesso di soggiorno e permettendo agli stranieri di risiedere in Italia.Questo processo porterà nel 1991 alla creazione della legge Martelli, la prima legge organica sull’immigrazione in Italia. Infatti negli anni ‘80 le popolazioni che emigravano in Italia provenivano sopratutto dal Marocco, dalla Polonia e dal Senegal. Durante l’attesa per ottenere il suo permesso di soggiorno dovette trovarsi un lavoro per sopravvivere. E dopo qualche settimana di ricerche, trovò un lavoro fisso con paga e alloggio in cambio di lavoro come aiuto cuoco e lavapiatti in un ristorante a Genova che apparteneva ad una famiglia napoletana simpatica e generosa. Ed è in questo momento che riscontrò i primi problemi legati alla lingua perchè parlando solo il francese mia madre doveva farsi capire da persone che non capivano e non parlavano il francese perciò doveva esprimersi parlando con i gesti e  questo la rattristava. Con il passare del tempo mia madre cominciò a capire un po’ l’italiano e ottenne il suo permesso di soggiorno, ma trovandosi in buona compagnia e dato che la sua paga le permetteva di aiutare la sua famiglia in Marocco, preferì  rimanere a lavorare da questa famiglia nel ristorante a Genova. Con il passare del tempo mia madre si accorse che aveva già trascorso tre anni in Italia e non pensò più di andare dai suoi amici a Londra. Fino a quando un giorno il proprietario del ristorante morì. La famiglia napoletana si trovò in crisi e dovette chiudere il suo ristorante.  Mia madre fu obbligata a cercare un altro lavoro.  Delle persone che conoscevano bene la famiglia napoletana da cui lavorava le proposero di lavorare da loro in un altro ristorante a Suzzara, un piccolo paese in provincia di Mantova. Ma questa volta mia madre, lavorando, poteva permettersi di seguire una formazione, al Cnos, di aiuto cuoca. Il Cnos è un’associazione formata da scuole create da congregazioni religiose, da clericali e associate dal 1995 per promuovere il sistema educativo di istruzione e formazione in Italia. Dopo aver seguito la formazione per due anni, mia madre riuscì ad ottenere il suo diploma come aiuto cuoca ed eseguire il suo mestiere nei ristoranti.  Apprese a cucinare ottimi piatti italiani migliorando la sua specialità che era la cucina piemontese. Mia madre sapeva già cucinare ottimi piatti marocchini e ciò le permise anche di lavorare in un ristorante che serviva piatti orientali.

Durante il suo soggiorno in Italia mia madre incontrò Pina, una donna calabrese che lavorava con lei in cucina e che aveva più o meno la sua stessa età. Pina diventò la sua migliore amica aiutandola ad affrontare la solitudine, la malincolia e invitandola un giorno dalla sua famiglia in Calabria. Una volta arrivata in Calabria mia madre fu accolta in grande armonia dalla famiglia di Pina e per la prima volta dopo tanti anni  trascorsi lontano dalla sua famiglia si sentì felice. Durante il suo soggiorno in Calabria mia madre lesse in un annuncio sul giornale una proposta di lavoro come badante per tre anziani che facevano parte di una famiglia ricca. Decise di presentarsi e grazie alla sua esperienza di lavoro e il suo diploma di aiuto cuoca ma anche essendo una donna di bell’aspetto, la famiglia decise di assumerla come badante per i tre anziani.  Mia madre si chiama Naima,  ma gli anziani preferivano chiamarla Maria. Il suo soppranome le piaceva molto e da questo momento in poi, si fece chiamare così durante tutta la sua carriera in Italia. 

Dopo avere trascorso tre mesi lavorando come badante, mia madre si accorse che la famiglia che l’aveva assunta aveva delle relazioni con la mafia perciò  ebbe tanta paura che una notte decise di preparare le valigie e scappare via prendendo ancora il treno ma questa volta per andare in Piemonte. Inizio’ a condurre una vita abbastanza calma, fino a quando un giorno ricevette una brutta notizia dalla sua famiglia. L’avevano chiamata per dirle che suo padre stava per morire e purtroppo mia madre non poteva assistere ai funerali di suo padre poichè il suo permesso di soggiorno era scaduto. Quest’evento fu uno dei peggiori momenti della sua vita. Si sentì frustrata perchè dopo tanti anni di sofferenza dovuti alla nostalgia e al duro lavoro, non potè tornare nel suo paese per salutare per l’ultima volta suo padre a cui aveva voluto tanto bene. All’inizio fu difficile, per lei, rifare il suo permesso di soggiorno e trovare lavoro ma in seguito, con la legge conosciuta anche sotto il nome di Legge Turco Napolitano, il rinnovo del suo permesso di soggiorno divenne più semplice poichè era già residente in Italia e aveva già lavorato. La legge Turco-Napolitano deriva direttamente dalla legge Martelli. Questa legge, creata dall’allora esponente del Partito Socialista Italiano e ministro degli Esteri Claudio Martelli, era la prima legge sull’immigrazione in Italia. Venne creata dopo un evento che colpì molto gli italiani nel 1990 quando un ragazzo sudafricano venne ucciso vicino Napoli da alcuni giovani italiani e lo Stato italiano decise di fargli un funerale ufficiale. La legge Martelli aveva come obiettivo di regolarizzare gli immigrati che lavoravano già in Italia ma non quelli che venivano per la prima volta in Italia a cercare lavoro. Fu il primo caso di rifiuto degli extracomunitari in Italia. Dopo la già citata Turco-Napolitano, la legge Bossi-Fini passo’ nel 31 Luglio 2001. La legge è entrata in vigore il 30 Luglio 2001 e fu ideata da Gianfranco Fini che era vicepresidente del Consiglio dei Ministri ed Umberto Bossi, ministro per le riforme istituzionali e fondataore del movimento politico Lega Nord durante il secondo governo di Berlusconi (2001 e 2005). Infatti gli obiettivi della Lega Nord, partito politico nato localmente e diventato nazionale negli anni 1980, erano una maggiore indipendenza politica ed economica delle regioni settentrionali, a scapito di Roma e del sud. La politica mediatica consisteva nel creare dei nuovi avversari: nel 2001 gli immigrati, prima i meridionali che erano trattati e considerati allo stesso modo. La legge creò delle norme per gli immigrati in Italia. 

Tra le quali: l’espulsione con accompagnamento alla frontiera, il permesso di soggiorno legato ad un lavoro effettivo, la sanatoria che offriva contratti di lavoro per almeno un anno, pene per i trafficanti di esseri umani, il reato di clandestinità e infine l’uso delle navi della Marina per contrastare il traffico di clandestini. Mia madre dovette far fronte ad alcune discriminazoni soprattutto durante il periodo della legge Bossi- Fini, infatti spiega che in molti villaggi del Piemonte c’erano molti pannelli nelle strade che incitavano all’espulsione degli extracommunitari.

Lavorando in un ristorante ad Aqui Terme in Piemonte, mia madre incontrò mio padre durante una festa di capodanno. Un bell’uomo dagli occhi verdi, dal sorriso stupendo e molto buono. Mio padre comminciò a venire più spesso al ristorante facendo conoscenza con mia madre e iniziarono a frequentarsi. Fino a quando decisero di sposarsi e vivere insieme. Dopo due anni sono nata. Uno dei  più bei giorni della vita di mia madre seguiti da momenti di felicità. Questa felicità duro’ per per otto anni fino a quando mio padre si ammalò. Gli anni successivi furono difficilissimi per la mia famiglia soprattutto dopo la morte di mio padre. Un grande stravolgimento poichè tutto cambiò nella nostra vita. Furono momenti duri e tristi per me e mia madre, soprattutto per una bambina di 10 anni che aveva un legame fortissimo con suo padre e che soffrì molto per la sua morte e per mia madre che aveva perso suo marito e che rappresentava tutto per lei. 

Vedendo la tristezza e la malinconia nella quale vivevamo  poiché tutto cio’ che ci circondava ci sommergeva di ricordi, dei bei momenti trascorsi con mio padre e quindi nella nostalgia e la tristezza profonda, mia madre decise di uscire dal nostro quotidiano infelice e di venire a Montpellier in Francia da mio zio. Il nostro arrivo a Montpellier fu un cambiamento all’inizio difficile soprattutto per me perchè ho dovuto cambiare amici, e lasciare i compagni di classe delle elementari che ci erano stati vicini dopo la morte di mio padre.  Per il nostro bene e per il nostro futuro mia madre aveva  deciso di rimanere qui a Montpellier e continuare la nostra vita adattandoci a certi cambiamenti come la lingua, la scuola, il lavoro, le conoscenze e molto altro, insomma migliorando la nosta vita.
 

Sara Di Virgilio, 2017

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